GATTO ERGO SUM (Mursia) di Federica Sgarbi e Set

lunedì 31 gennaio 2011

LA "TIGRE" LIBERATA


Dopo anni di prigionia, è stata liberata.
E, no: non si tratta di uno zoo...

"La tigre sequestrata al boss: animali e psiche mafiosa.
di Ciro Troiano pubblicata da OSSERVATORIO NAZIONALE ZOOMAFIA

La tigre sequestrata al boss: animali e psiche mafiosa.
Boss grandi e piccoli amano circondarsi di animali esotici o “pericolosi”. Animali utilizzati come simbolo di potere e forza, come il grifone o l’aquila bicefala sui blasoni delle antiche casate: sono l’araldica del potere, danno prestigio e incutono rispetto, ma sono i primi a patire le conseguenze delle attività criminali dei loro proprietari.E’ di stamattina la notizia del sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 1,5 milione di euro riconducibili a L. V. di Monteroni di Lecce, condannato per aver fatto parte del clan mafioso dei fratelli Tornese e assassinato lo scorso 22 dicembre. I beni sono stati sequestrati agli eredi dalla Direzione investigativa antimafia di Lecce: due bar-discoteca, due sale giochi, due abitazioni, due masserie, quattro ettari di terreni e un allevamento di “bestiame”.

La particolarità, presentata quasi come una curiosità, è che è stata sequestrata anche una tigre che L.V. custodiva da sedici anni nella sua masseria, tanto che lo stesso era soprannominato “L. della tigre”.

Il possesso di un animale “non convenzionale”, meglio se potente e feroce, rappresenta un classico dell’iconografia mafiosa. Nel sistema e nella psiche mafiosa, infatti, tra le funzioni che gli animali assumono vi è la funzione simbolica: gli animali sostituiscono quelle che una volta erano le insegne del potere e diventano portatori allegorici di forza, autorità e potenza.

Diverse operazioni di polizia sono state portate a termine con il sequestro di animali “feroci” tenuti da boss delle varie mafie. Leoni, leopardi, tigri facevano parte di strani safari domestici di proprietà di camorristi e mafiosi grandi e piccoli. Il boss che possiede questi animali si “nutre” della loro grandezza, del potere che rappresentano: gloria, potenza, bellezza. Sono il loro blasone animato. Una trasfigurazione simbolica, l’appropriarsi di valori altrimenti negati: i camorristi amano allevare “belve feroci”, come allegoria di una nobiltà che non hanno.

Si tratta di criminali che hanno il vezzo degli animali esotici, feroci, di cavalli da corsa o cani da combattimento per una sorta di “esperienza di sostituzione”: sostituiscono le loro miserie quotidiane con la bellezza e la potenza degli animali che imprigionano.

La criminalità vive anche di simboli, si appropria di valori ed emblemi e li trasforma secondo la sua visione e ne stravolge i significati poiché la psiche mafiosa impone un controllo assoluto su tutto: cose, uomini, animali non umani, e il loro ambiente. Come la tigre sequestrata, chiusa per decenni in una gabbia, mentre il boss veniva chiamato con un appellativo suggestivo e potente: “L. della tigre”. Senza la tigre, come lo avrebbero chiamato?

Ciro Troiano, criminologo, responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia - LAV"

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